Qui Albignasego (Padova)

Qui Albignasego (Padova): dall’Europa un’arte delicata, l’acquerello si mette in mostra.
Il giro di un mondo in 80 opere

Fosse ancora in vita, Tonino Guerra, sicuramente avrebbe fatto un salto in un piccolo borgo della provincia veneta per visitare una mostra aperta fino al 14 ottobre prossimo. Questa convinzione mi viene da un ricordo particolare: Tonino, da grande poeta e sceneggiatore, mi confidò un giorno: “Oggi come oggi non credo più alle trame di un romanzo e neanche a un grande concerto e neppure allo splendore di una città come Venezia”. Lui aveva bisogno di emozioni da fonti naturali, da miraggi senza verità assolute e da storie capaci di attrarre la curiosità dei bambini da zero a 90 anni. Per questo l’avrebbe attratto la mostra inaugurata nella cornice della storica Villa Obizzi ad Albisagnego, un comune di 25 mila abitanti nell’area metropolitana di Padova e a pochi chilometri da Abano Terme e dai Colli Euganei: 40 artisti provenienti dalle 20 regioni d’Italia più altri dall’antica Repubblica di San Marino e dalla recente Repubblica di Slovacchia espongono le loro 80 opere nell’ambito della XII Biennale dell’Acquerello.

E’ una facile profezia, la mia, anche perché questi artisti si interfacciano con quell’elemento naturale che a Tonino piaceva molto: l’acqua, intesa come fonte di vita e di creatività, come essenza fondamentale per questa pittura delicata e discreta, veloce e senza ripensamenti, che ha avuto nel rinascimentale Albrecht Durer, nel settecentesco Turner e negli ottocenteschi Delacroix e nel napoletano Giacinto Gigante le sue punte di diamante.

E la loro arte merita occhi studiosi e curiosi per uscire dalla condizione di “cenerentola” delle arti, impegno che va ascritto meritoriamente al comune veneto e alla sua Pro Loco, alla Provincia, alla Regione e alla curatrice della mostra, Francesca Brugnettini.

In strada: il toscano Alessandro Andreuccetti vede così le persone che in strada si incontrano, scontrano, ignorandosi nel teatro della vita

E poi i fantasmi: sì, perché il viaggiatore in cerca di vitamine per la sua immaginazione, dopo il tuffo nell’arte e seguendo le tracce della famiglia degli Obizzi, cui è intestata la villa della mostra, avrebbe a che fare addirittura con un condominio di spettri: in un castello lì vicino, il Catajo di Battaglia Terme, appartenuto proprio agli Obizzi, ti raccontano le drammatiche storie di Lucrezia Dondi dall’Orologio, sposo di Pio Enea II, che alla giovane età di 25 anni fu uccisa nella propria camera da letto da un killer su incarico di un corteggiatore respinto; di Barbara Quentini, moglie di Tommaso, che l’ammazzò per gelosia; e di Gabrina, la più nota cortigiana del castello, che nacque e morì qui dopo essere stata molto ricercata per le sue qualità amatorie. Buon viaggio. (Ha collaborato Cristina Benetollo, Rovigo).